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24 luglio 2017

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Ritrovarsi dopo mesi.

Il luogo è lo stesso, Castiglioncello, castello Pasquini, Armunia .

 

Nel frattempo altre letture e vite, il mondo sempre più a destra e la chiacchiera sociale che si fa più  violenta, senza vergogna.

La spudoratezza dell’opinione comune è cosa che non si può reggere, non vedrei ora bellezza più grande delle parole pronunciate con pudore.

Mai mi offende la spudoratezza di un corpo, sempre mi ferisce l’oscenità del pensiero razzista.

 

Il luogo di prove è lo stesso ma la stanza è un’altra, questa è antistante alla sala del tedesco, chiamata poi del the e ora detta la stanza del ricamo (!), ma non è a causa del nuovo nome che abbiamo cambiato stanza.

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L’abbiamo fatto per avere un po' di profondità perché  dietro al tavolino abbiamo allestito due tende moschiere che chiudono lo sguardo ma aprono a una nuova zona.

(Non è l'udito il nostro vero occhio?)

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Ho bombardato (pacificamente, non è così che diventa legittimo?) le attrici con le parole che ho scritto cercando di trasmettere loro dei climi e delle dinamiche.

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In pratica mi sono ritrovata a fare come certi registi:

ho recitato male tutte le battute.

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A mia discolpa posso dire che l'ho fatto per evitare psicologie e definizioni e davvero spero che le attrici non recitino come me, desidero sentire quelle battute come mai avrei immaginato, desidero scoprire i segreti del copione che ho scritto. Non voglio mettere in scena idee, non voglio avere idee di rappresentazione, mi chiedo di avere idee drammatiche.

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Una differenza fondamentale fra un'idea di rappresentazione e un'idea drammatica è che la prima mette in scena un'idea, la seconda produce azione (e quindi pensiero, come conseguenza).

L'idea di rappresentazione chiede una forma da realizzare, l'idea drammatica produce un gioco da attraversare.

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Se un'idea drammatica è cosa fluida e si sviluppa nel tempo in modalità impreviste, un'idea di rappresentazione mi fa l'effetto di un tableau vivant anche se gli attori si dimenano come grilli.

(i grilli si dimenano?)

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Totalmente d'accordo con Peter Brook.

Evitare come la peste le idee di rappresentazione, occuparsi del processo perché la forma è una risultante non l'obiettivo.

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Ah, abbiamo finalmente un titolo: 

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Gin Gin

 di cosa si parla quando si parla

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