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Castiglioncello, Armunia

29 luglio 2017

​

Una promoter all’interno del supermercato mi ha incastrata.

 

Ha saputo cogliere il momento giusto per fermarmi, un avvicinamento rapido e fluido.

 

Mi chiede se voglio assaggiare l’olio,

 

le dico grazie ma non prevedo di acquistarlo

 

mi dice lo assaggi comunque

 

e ha iniziato a illustrarmi le qualità e il processo di lavorazione. 

 

Qui è cominciata la replica.

 

Non avevo un carrello, la spesa nelle mani, la borsa mi scivolava dalle spalle, ma questo non ha modificato il ritmo del suo dire, la promoter non era più attenta al mio corpo/movimento.

Era evidente che avevo smesso di ascoltarla, mi guardavo la nuova macchia d’olio sul vestito, ma questo non ha prodotto in lei alcun cambiamento.

​

Quindi,

mentre cercavo  una via di fuga,

consideravo che 

 

- la donna ha improvvisamente assunto un tono professionale

- il tono ha mascherato la sua umanità,  la sua unicità.

 

Ciò che noi siamo si manifesta, nostro malgrado, nell’azione, ma non c’è azione senza relazione.

​

Non è la plausibilità di un tono a rendere la sincerità perché la sincerità è una disposizione del corpo all’imprevisto.

​

L’olio era buono. Il vestito è macchiato.

​

Un’altra è la macchia che dovrei tacere.

Prima oretta di prove, scena iniziale.

Un’ora di stupida ostinazione. La mia.

Gli attori in quei momenti sono semplici vittime della confusione  del regista.

Mi ero ostinata che dovesse funzionare un sistema di entrate/uscite tra il retro tenda e il tavolino.

Meno la scena girava più sfornavo indicazioni. 

​

Dopo un altro tentativo fallimentare, avvicinandomi alle attrici, ho visto riflesso nel loro sguardo il mio spaesamento.

 

Così,

il diavolo delle cose semplici mi ha sussurrato:

 

e provare il dialogo senza entrate e uscite stando semplicemente sedute al tavolino di scena?

 

Fatto. Subito.

​

Dopo la prova - la migliore fra tutte, ma la vera difficoltà sarebbe stata fare peggio-

c’è stato un respiro collettivo di enorme sollievo

​

abbiamo aperto le  finestre 

il mare era nuovamente bello

​

Una liberazione.

Ah!

Direi quasi gioia.

​

Non è la trilogia del tavolino?

e allora stai al tavolino, no!

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