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29 marzo 2017

 

Seleziono le foto delle prove.

 

Privilegio il movimento? 

La geometria?

L'appiglio mnemonico?

 

Il ricordo per essere vitale deve potersi perdere, deve essere incontrollabile (dall'incontro con Patrizio Esposito)

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La memoria non è cosa che si possa imporre, ogni memoria istituzionalizzata è un falso. 

La memoria non risponde né alla volontà della sua costruzione né a quella della sua  distruzione.

 

Le immagini sono impressioni di un’assenza, di una lacuna, di un invisibile che può essere solo immaginato. (D.H.)

 

Tempo fa una cliente chiese ai miei genitori (fotografi) di eliminare il marito da una foto del loro matrimonio. 

Sulla foto è rimasta lei, in abito da sposa, abbracciata alla ricostruzione fotografica di una siepe. 

Ma è comparso anche il fantasma di un corpo evocato dall’anomalia della sua assenza.

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Quali foto scegliere?

 

Patrizio Esposito sceglierebbe quelle che contengono un bagliore, un’intermittenza, il generarsi di un’ombra, quello spazio che c’è tra il buio e la luce. 

La fragilità e l’incertezza del corpo che fotografa è una forza capace di imprimere unicità.

Lo scatto sta nel gesto che lo produce. 

 

È dove la foto si rivela meno chiara che qualcosa comincia a essere visibile, come un quadro d’ombra su una fotografia che ci chiede di interrogarci su ciò che non si vede.

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Anche il teatro non ha l’obbligo di narrare storie, di rappresentare, di essere esplicito, è una possibilità ma non una necessità.

Il teatro è più vicino alla poesia che alla letteratura, sta più in ombra che in luce.

Necessita di atti poetici.

Ciò che avviene, nell’incontro col pubblico, è molto più sofisticato e fragile di un’idea narrativa.

L’idea drammatica ha una maggiore incidenza di quella letteraria. 

 

Ci si muove a stento nella realtà della scena così come bisogna muoversi a tentoni nella realtà delle istantanee.

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Non è facile avere uno sguardo libero.

Libero dal desiderio di un traguardo, libero dallo sguardo altrui, libero dalla lingua del potere che impone forme, libero da sé.

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Fortini:

occorre sottrarci alle regole del mondo, sottrarsi, non funzionare 

e suggeriva di produrre meno immagini, meno parole, meno musica, meno tutto.

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Dobbiamo farci astuti come colombe, 

dice ancora Fortini.

 

Già.

 

Intanto ho cancellato quasi tutte le foto.

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foto di una foto di Patrizio Esposito
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