TRILOGIA DEL TAVOLINO

20 marzo 2017, sala del tedesco, Castello Pasquini.
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Oggi primo incontro per il terzo spettacolo della trilogia del tavolino
Ci ospita Armunia nella sala del tedesco al Castello Pasquini
Ci sono persone che rimarranno sempre estranee al teatro pur lavorandoci dentro e altre che ne fanno parte, come quell’esperto macchinista di Armunia che al suo passaggio porta sempre qualcosa, domani alle 13.00 ci porterà un tavolino tondo.
Un tavolino e due sedie, come per
La vita ha un dente d’oro
e per La Vecchia
Oggi è andata così:
chiacchiere intorno al tema della chiacchiera.
La chiacchiera ha a che fare sia col concetto di improvvisazione che col concetto di ripetizione.
La chiacchiera è generatrice di inizi come l’improvvisazione.
La chiacchiera può ripetersi in un’esibizione di formule e certezze.
La chiacchiera è un innesco che può generare silenzio, canto oppure può produrre rumore.
Un rumore violento che facilita l’imbarbarimento.
La chiacchiera è rimestìo di parole scheggiate da un uso incauto, andrebbero invece curate con l'oro come fanno i giapponesi con l’arte del Kintsugi.
La perdita di attenzione verso le parole le rende violente senza possibilità di redenzione, perché è una violenza inconsapevole.
La chiacchiera è “sudore senza storia”.
Se penso agli spiriti che sempre aleggiano nel discorso, come le voci del passato, i maestri, i rimandi, ecco, mi verrebbe da dire che la chiacchiera si accontenta invece di un lenzuolo bianco per simulare un fantasma.
Poi c’è la chiacchiera del non detto
perché noi siamo quello che non diciamo.
Oggi sono stata con le attrici al tavolino perché gli attori sono soli ma non vanno lasciati soli.
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Angela legge l'I Ching a Meri che ascolta.
Le linee spezzate e quelle intere sono state il nostro primo giorno di prova.
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Infine devo rilevare ancora una volta che gli attori hanno una generosità commovente.
Chiedi loro di portare un oggetto e ti sommergono di cose e libri.
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Prima azione di un drammaturgo nei primi giorni di prova: intuire i desideri degli attori.