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con

 Marco Manchisi e Stefano Vercelli

drammaturgia e regia Rita Frongia

produzione Artisti Drama

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Questo spettacolo parla di quello che capisci. Parla del senso nefasto della Vecchia con le parole di Rimbaud e col romanesco di Gioachino Belli. Parla quando si può, ma è dove non si può dire che nasce una risata, lì dove il linguaggio trova un limite. È oltre il limite del risaputo che trattiamo un’umanescenza che si rivela fragile, minata dalla ripetizione, dal giorno cui ne segue un altro e un altro. E la mattina ci si sveglia con lo stomaco ritorto da un’idea di vita che non si fa realtà.

Due uomini dividono un tempo alla ricerca dei tempi, dell’istante, di quel tratto che rivela.

Una commedia malincomica per attori in ascolto con un cadavere futuro.

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Un mago/rigattiere legge i tarocchi a un poeta. Il poeta, che vorrebbe essere Rimbaud, consulta il mago per conoscere l’origine del dolore che gli contorce lo stomaco a ogni risveglio. Le carte parlano attraverso la voce del mago, rivelano scenari, prevedono sparizioni, richiedono un rito magico. Una tragedia- finalmente!- solleverà il poeta dal dolore dell’anima.                      

I tarocchi che usiamo in scena sono di Stefano Vercelli, li ha creati vent’anni fa e hanno attraversato continenti e performance. Marco Manchisi mi ha accompagnata anche nella costruzione del copione, ho lavorato in armonia con la sua storia teatrale.

Le biografie artistiche degli attori si trasferiscono nella struttura drammatica per un processo da attraversare con agio e inquietudine.

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La Vecchia corrisponde all’arcano maggiore 13, la morte.

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La Vecchia

 commedia malincomica

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